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Assalto alle Università Agrarie del Lazio

di Angelo Moreschini, 2011

La Regione Lazio con la scusa della crisi tenta di scippare alle comunità locali le terre collettive di uso civico. La Giunta Polverini adotta una proposta di legge che prevede lo scioglimento degli enti agrari, custodi di antichi diritti e di preziosi ambienti naturali, creando i presupposti per la svendita indiscriminata del territorio.

Su proposta dell’Assessore ai Rapporti con gli Enti Locali e Politiche per la Sicurezza, Giuseppe Emanuele Cangemi, la Giunta Regionale del Lazio ha adottato sul finire dell’estate 2011 una proposta di legge regionale concernente "Riordino degli Enti Agrari e delle Amministrazioni Separate del Lazio". Essa prevede per gli Enti Agrari tre possibili soluzioni: l’accorpamento, lo scioglimento, il mantenimento in vita.

Ora il Consiglio regionale è chiamato a trasformare in legge una proposta fumosa e monca che, benché dichiari l’ovvio obiettivo di “…razionalizzare la spesa pubblica e di promuovere scelte di investimento e di sviluppo nel campo agro-silvo-pastorale ed ambientale…” in realtà non fornisce alcun criterio di come ciò debba essere fatto.
Infatti, solo “entro novanta giorni” dall’entrata in vigore della nuova legge, la Giunta regionale adotterà un “regolamento di attuazione e integrazione” che definisce i criteri in base ai quali un Ente agrario potrà continuare a vivere, sarà sciolto o accorpato ad un altro.
L’atto del governo regionale ha i contorni di una promessa di morte per gli enti agrari del Lazio, un macete alzato in aria, pronto a vibrare rovinosamente amputando ambienti e tradizioni locali. Ma non è noto su quali principi si fonderà il regolamento che equivale per gli enti agrari ad una sentenza di morte o di salvezza emessa dalla Giunta Polverini.

Il regolamento attuativo deciderà, inoltre, per gli Enti sopravvissuti, le modalità di attuazione delle idee introdotte dall’assessore Cangemi (il quale ha potuto contare sul geniale appoggio, elettorale prima e di idee poi, di Marcello Marian presidente dell’Associazione regionale Università Agrarie del Lazio ARUAL) per “promuovere scelte di investimento e di sviluppo nel campo agro-silvo-pastorale ed ambientale”: creazione della “Consulta regionale degli enti agrari”, un organismo permanente di consultazione tra gli enti e l’amministrazione regionale; disciplina per l’attuazione della “Via dei tratturi e delle strade delle antiche universitates”; modalità di svolgimento della “Giornata degli enti agrari del Lazio”.

La scarsa originalità di tali proposte lascia intravedere il peggio tra le righe del provvedimento. Dietro l’ombra del macete, la cui opera procurerà esigui risparmi di denaro pubblico, si cela il proposito di smantellare i diritti di uso civico che da oltre un secolo proteggono i terreni collettivi, spesso costituiti da boschi e pascoli incontaminati, per metterli alla portata degli speculatori di ogni tipo. L’aumento delle possibilità edificatorie di recente introdotte con il Piano Casa regionale potrebbe rappresentare lo strumento complementare a questa proposta di legge per migliorare la fattibilità del “sacco degli usi civici”.
Come il governo nazionale la Polverini mette in vendita i beni comuni a vantaggio di pochi investitori privati, invece di eliminare i veri sprechi della politica regionale.
La Polverini e la sua giunta di governo piuttosto dovrebbero dare attuazione alle misure del PSR 2007 – 2013, contenenti risorse vitali che l’Europa ha destinato a queste terre, ma che dal suo arrivo al potere sono ferme nei cassetti dell’assessorato all’agricoltura.
Molte Università Agrarie tra cui quella di Castel Madama hanno presentato nell’ambito del PSR validi progetti per valorizzare e rendere produttivi i territori di uso civico, per metterli al passo coi tempi e poter offrire nuovi servizi ai cittadini-utenti, ad esempio quelli che, curando gli antichi tratturi e le antiche strade romane, ne stimolano una maggiore fruizione generando effetti positivi anche sul turismo rurale.
Grazie alla Giunta regionale presieduta da Renata Polverini i fondi europei destinati alle Università Agrarie stanno per tornare al mittente, vanificando il lavoro di tanti amministratori e le attese di tante comunità.
Al contempo, i cittadini vedranno i territori di uso civico passare sotto la gestione dei comuni, i quali, notoriamente indebitati, potrebbero pensare di risanare il bilancio vendendo i gioielli di famiglia...

*Vicepresidente Università Agraria di Castel Madama

 
 
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