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La Resistenza nell’Alta Val d’Aniene

Flavia De Bellis

Fin dai primi anni ’60 Giuseppe Panimolle intraprese la raccolta sistematica di testimonianze orali e di documenti d’archivio sugli eventi tragici verificatisi nella media e alta Valle dell’Aniene nel periodo dell’occupazione tedesca tra il settembre 1943 e il giugno 1944, affinché non se ne perdesse la memoria.

Il risultato di questo prezioso lavoro fu un libro intitolato La Resistenza nell’Alta Val d’Aniene, dato alle stampe in veste molto economica e con tiratura piuttosto limitata nel 1966, a ridosso del ventennale della Liberazione, che fu distribuito presso tutti i Comuni del territorio e che in breve tempo andò esaurito.

L’opera del Panimolle fu e rimane ancora oggi fondamentale per conoscere ciò che avvenne in quei mesi bui dell’occupazione nazista, quando la popolazione della Valle dovette subire soprusi e violenze di ogni genere, culminati nelle stragi di Madonna della Pace, Colle Siccu di Castel Madama, Pratarelle di Vicovaro e Valle Brunetta di Cervara di Roma; oltre a questi episodi più eclatanti lo stillicidio delle uccisioni di civili inermi fu costante, tanto che si può affermare che praticamente nessun Comune della media e dell’alta Valle dell’Aniene fu risparmiato dal dolore e dal lutto per la perdita immotivata di concittadini.

Il tragico bilancio ammonta infatti a 109 civili inermi uccisi dalle truppe naziste in pochi mesi, soprattutto durante i giorni della ritirata del giugno-luglio 1944; tra loro vi furono donne, ragazzi, bambini e persino neonati.

E’ importante notare che le vittime non erano militanti della Resistenza armata, bensì semplici cittadini che avevano sentito il dovere morale e civile di “resistere” all’occupazione nazista con piccoli gesti quotidiani: fornire rifugio o pane ai prigionieri alleati in fuga, rifiutarsi di lavorare per i tedeschi, opporsi alle requisizioni dei beni, disertare la leva repubblichina. Ma ci fu anche chi ebbe la sola sfortuna di incrociare per caso una pattuglia tedesca, magari al ritorno dal lavoro nei campi o durante lo spostamento da un paese all’altro.

Questa epopea silenziosa viene raccontata dal Panimolle in ventiquattro capitoli, uno per ciascun Comune o luogo di eccidi di massa più un capitolo dedicato al ruolo importantissimo che ebbero i monaci sublacensi nel nascondere e proteggere, a rischio della propria vita, numerosi militari alleati in fuga dai campi di prigionia o soldati ed ufficiali dell’esercito italiano sbandati dopo l’8 settembre 1943.

Nell’ edizione originale è però assente un capitolo su Tivoli, la cui Amministrazione dell’epoca non rispose all’appello dell’Autore a fornire i dati necessari alla stesura del testo.

L’importanza del libro, non solo dal punto di vista conoscitivo ma anche didattico, unita alla sua difficile reperibilità, hanno spinto l’Associazione Rete per la storia e la memoria della Resistenza nella Valle dell’Aniene a pubblicarne nel 2010, a propria cura e spese, la ristampa anastatica che comprende finalmente anche una appendice sugli eventi occorsi a Tivoli nel periodo in questione, redatta con competenza e precisione da Mario Marino, responsabile dell’Archivio Storico Comunale di Tivoli; le notizie fornite in questa appendice, rigorosamente tratte da fonti documentarie, contribuiscono anche a chiarire alcuni punti riguardanti la strage di Colle Siccu a Castel Madama.

La nuova edizione si avvale inoltre della prefazione di Antonio Parisella, docente universitario ed eminente studioso di storia contemporanea, nonché Presidente del Museo storico della Liberazione di Roma in Via Tasso con cui l’Associazione collabora per la realizzazione di manifestazioni e seminari di studio.

 
 
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