Bloccata la privatizzazione obbligatoria
ACQUA E SERVIZI PUBBLICI sono BENI COMUNI
La Corte Costituzionale tutela la volontà popolare espressa lo scorso anno con i referendum.
II 12 e 13 giugno 2011, 27 milioni di italiani abrogarono l’articolo 23bis della legge Ronchi che imponeva ai Comuni la privatizzazione di almeno il 40% delle società pubbliche che gestiscono i servizi locali: acqua, rifiuti, trasporti, ecc.
Due mesi dopo il governo Berlusconi ripristinò la norma abrogata, ad esclusione dell’acqua, con l’articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138. Poi anche il governo Monti ha legiferato per estendere la privatizzazione dei servizi pubblici.
La scorsa settimana, però, La Corte costituzionale ha accolto il ricorso presentato da Nichi Vendola , presidente della Regione Puglia. La Corte, con la sentenza 199/2012, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 del decreto-legge 138/2011 e delle norme sui servizi pubblici previste dal governo Monti nel decreto Liberalizzazioni n.1/2012 e in quello Cresci-Italia n.83/2012.
La Corte ritiene che il Parlamento non può reintrodurre le stesse norme che i cittadini hanno abrogato con il referendum . Ora resta in vigore la normativa europea che garantisce ad ogni Comune di scegliere secondo gli interessi generali della comunità locale se i servizi devono essere gestiti da società pubbliche, da società miste, da privati o dai dipendenti comunali.
La Corte costituzionale conferma la volontà della maggioranza degli italiani: l’acqua e i servizi pubblici locali non vanno privatizzati.