Castel Madama e Oudenaarde 1986-2011: 25 anni di amicizia

Pubblichiamo a puntate un reportage di Pino Salinetti su Oudenaarde.
Al racconto dei fatti e alle descrizioni dei luoghi, si accompagnano impressioni di viaggio
e riflessioni che cercano di andare oltre la superficie di un paesaggio, un monumento,
un incontro, una cerimonia per conoscere un po’ più a fondo
il retroterra storico-culturale dei nostri amici.

Il 16, 17, 18 e 19 settembre, su invito del sindaco di Oudenaarde, una delegazione di Castel Madama è stata ospitata nella cittadina delle Fiandre orientali per festeggiare insieme il 25° anniversario del gemellaggio.
Facevano parte della delegazione il sindaco Domenico Pascucci, l’assessore Mauro Cascini, i consiglieri comunali di maggioranza Cristiano Parmegiani, Roberto Efficace e Matteo Iori (delegato ai gemellaggi), Pino Salinetti in rappresentanza della minoranza, il segretario comunale Gianni Di Rollo e tre membri del Comitato per i Gemellaggi: il presidente Riccarda Tulli, Eulalia Villoldo Pujol e Pina Millozzi. Come è sempre avvenuto, la delegazione è stata ospite del comune e dall’associazione gemellaggi di Oudenaarde, mentre ciascun membro di essa ha personalmente sostenuto le spese del viaggio.


Viaggio a Oudenaarde

E’ la prima volta, in 25 anni di gemellaggio, che visito Oudenaarde. Ho conosciuto sindaci, ospitato adulti e ragazzi, stretto amicizia con alcune famiglie, sono stato ripetutamente invitato, ma non sono mai andato. Gli impegni, un certo riserbo, il disagio di non parlare alcuna lingua, eventi familiari tristi mi hanno finora bloccato. Questa volta mi sono sentito in obbligo di andare: non potevo di nuovo declinare l’invito. Ora sono in aereo, e ne sono contento.

Dopo un volo di due ore, atterriamo all’aeroporto di Charleroi a sud di Bruxelles, dove si concentrano i voli low cost. Ad attenderci c’è Myriam Van Peiyenbrouk, presidente del Nucleo di gemellaggio con Castel Madama, che ci dà un caloroso benvenuto e le prime indicazioni organizzative. So che la sua pignola efficienza è il modo di comunicare il suo affetto e sottende il desiderio che il nostro soggiorno sia il migliore possibile.

Saliamo sul pulmino e lasciamo l’aerostazione, inaugurata appena tre anni fa alla periferia nord della città. Per un secondo si scorgono le strutture arrugginite delle fabbriche ormai abbandonate. Infatti Charleroi, fino a qualche decennio fa, era un importante centro carbonifero e uno dei principali poli siderurgici belgi. Nella periferia sud si trova Marcinelle, nota per l’incidente minerario dell’agosto 1956 in cui morirono 262 minatori, di cui 136 italiani.

L’autostrada, priva di caselli, pedaggi e code, scorre dritta nella pianura centrale del Belgio, evitando i centri abitati. In un’ora e venti raggiungiamo Oudenaarde, percorrendo da sud-ovest a nord-ovest gran parte del Paese. Questo ci dà un’idea delle dimensioni del Belgio: un territorio 10 volte più piccolo dell’Italia e una popolazione solo 6 volte meno numerosa, che ne fa lo stato più densamente popolato dell’Europa dopo i Paesi Bassi.

Dai finestrini del pulmino si intravede, al di là dei filari di alberi che delimitano l’autostrada, un paesaggio verdissimo, un alternarsi di ampie vallate e basse colline. Qua e là delle siepi alberate dividono campi di mais e ampi prati dove pascolano mucche frisone pezzate di bianco e nero. Accanto alle tipiche abitazioni rurali - in genere due edifici, col tetto spiovente e i muri di mattoni, a due piani, uno ad uso abitazione, l’altro stalla e fienile - si vedono i tipici cavalli belgi da tiro, dalla struttura pesante, mantello per lo più grigio, zampe robuste con un fiocco di peli sugli zoccoli.

Fiancheggiamo l’abitato di Waterloo, dove nel 1815 si combatté una cruenta battaglia fra le truppe napoleoniche e gli eserciti della coalizione anti francese. Fu l'ultima battaglia di Napoleone Bonaparte e segnò la sua definitiva sconfitta.

Continuando verso nord-ovest, aggiriamo Bruxelles e, poco dopo, un grande cartello con un leone rampante nero su sfondo giallo, ci segnala che siamo giunti nella regione delle Fiandre.

Durante il viaggio mi colpiscono i continui cambiamenti delle scritte sui segnali stradali. Quando abbiamo attraversato la Vallonìa le indicazioni erano in francese; poi nella regione Bruxelles-Capitale in francese e fiammingo o in fiammingo e francese; infine, giunti nelle Fiandre, solo in fiammingo. La segnaletica stradale è l’esempio visivo di un paese diviso in due comunità etnico-linguistiche: i fiamminghi a nord, che parlano una variante dell'olandese o neerlandese, e i valloni a sud, che parlano il francese. Tale divisione risale al IV-V secolo d.C., quando tribù germaniche oltrepassarono il fiume Reno, confine dell’impero romano, e si stanziarono nella pianura delle Fiandre, costringendo i Celti (Galli) romanizzati che vi abitavano a spostarsi verso sud nelle alture delle Ardenne. Da allora la frontiera etnico-linguistica, che taglia in due orizzontalmente il paese, passando poco a Sud di Bruxelles, è rimasta sostanzialmente immutata.

Dopo aspri e alterni contrasti, in particolare nella seconda metà dell’800 e negli ultimi 40 anni, dal 1993 il Belgio, monarchia costituzionale ereditaria, è uno stato federale che si articola in tre comunità linguistiche: fiamminga, vallona e tedesca; in tre regioni amministrative: le Fiandre, la Vallonìa, che comprende anche la piccola comunità di lingua tedesca, e la regione di Bruxelles-Capitale, situata in territorio fiammingo, ma a maggioranza francofona e quindi bilingue.

Mentre discutiamo di questi problemi, incrociamo con lo sguardo il grande cartello con il leone rampante a cui accennavo prima. Siamo giunti nelle Fiandre, Vlaanderen in fiammingo, precisamente a Ronse, cittadina di circa 30 mila abitanti, di cui una parte significativa è francofona. A Ronse - come in altri comuni delle Fiandre e della Vallonìa dove risiede un numero consistente di cittadini di un’altra o di altre comunità linguistiche - vi sono delle “facilità” amministrative. Ad esempio i residenti possono rivolgersi all’amministrazione cittadina in un’altra lingua rispetto a quella della regione in cui si trova il comune.

Pochi chilometri dopo Ronse, dall’alto di una dolce collina, il panorama si apre sull’abitato di Oudenaarde. Emerge su tutto l’inconfondibile e possente torre-campanile della chiesa di Santa Volburga, Sint-Walburgakerk, culminante con una cupola nera a forma di enorme campana su cui sventolano le bandiere del Belgio e delle Fiandre. Dietro si intravedono le guglie del palazzo comunale, stadhis, e intorno si alternano chiome verdi degli alberi e tetti spioventi di pietra scura o rossiccia dei bassi edifici. La linea verde-marrone delle acque del fiume Schelda attraversa l’abitato e sulla riva destra, un po’ appartata ai margini di un prato verde, si staglia con la sua tipica forma gotica, il nero del tetto e il grigio delle sue pietre, la chiesa di Nostra Signora di Pàmela, Pamelekerk.

Attraversiamo il fiume, largo, piatto, immobile e ad un cavalcavia ci accoglie il benvenuto della città con uno striscione “Oudenaarde – Castel Madama 25 anni di gemellaggio”. Poi, senza apparente discontinuità tra la campagna e la città, arriviamo direttamente nel centro di Oudenaarde.

Appena oltrepassata la chiesa di santa Valburga si apre alla vista la grande piazza del mercato, Grote Markt, la seconda più grande del Belgio. E’ un paesaggio urbano per me tanto insolito quanto mirabile: un grande spazio rettangolare completamente circondato da edifici tra cui spicca la facciata del Palazzo comunale, stadhis, di stile gotico-rinascimentale che occupa tutto un lato corto della piazza. Sugli altri lati, addossati gli uni agli altri, come a ripararsi, quasi compressi, vi sono edifici stretti, alti tre piani, simili nello stile architettonico, ma ciascuno con la propria identità data dal tenue colore e dai particolari costruttivi. Ognuno ha il suo piano terra, dove c’era e c’è il negozio, due piani abitati e il tetto spiovente che faceva e fa da magazzino e da isolamento termico, nascosto da una facciata a triangolo isoscele, finemente lavorata. L’effetto visivo è straordinario. L’equilibrio delle forme e dei colori, la compostezza degli edifici, la loro disposizione razionale, senza turbamenti, produce in chi guarda un senso di serena armonia.

Lì in piazza sono ad aspettarci tutti gli amici del nucleo di Castel Madama: oltre a Myriam, Louis Mechant, Carine Claes, Christine Breusegem, Hugo Oeyen, Geert De Naeyer, Jef Snauwaert, Germain Schittecatte e Piet De Brouwer, presidente dell’associazione vzw Oudenaarde en Zustersteden, che riunisce i sei nuclei gemellaggi di Oudenaarde. Ci salutiamo con parole italiane e gesti fiamminghi, i tre baci, sbagliando regolarmente la guancia da cui iniziare. Ma i nostri amici sanno che tanta è la loro cura verso di noi, quanto la nostra disattenzione verso le loro usanze e si adeguano ai nostri pasticci.

Mentre siamo lì in piazza, tra lo stadhis e la fontana nera, donata alla città da Luigi XIV di Francia, il Re Sole, nel 1671, incontriamo, in modo non previsto, il sindaco Marnic De Meulemeester. E’ raggiante perché proprio oggi gli organizzatori hanno comunicato che la 96° edizione del Giro delle Fiandre, Ronde van Vlaanderen, in calendario il 1° aprile 2012, si concluderà per la prima volta a Oudenaarde, dopo la breve e ripidissima salita in pavè del Koppenberg. La città è in fermento per questa notizia: tanti cittadini sventolano bandierine con un grande cuore rosso contornato dalla scritta Oudenaarde de ronde. Lì per lì ci stupisce tanto entusiasmo. Ma nei giorni successivi lo capiremo meglio, scoprendo la grande passione dei fiamminghi per il ciclismo, che non per niente è lo sport nazionale! Innanzitutto guardando i gruppi di cicloamatori di entrambi i sessi e di tutte le età, che il sabato e la domenica incontreremo attraversare in lunghe file la piazza o arrancare sulle colline. Inoltre visitando il Centrum Ronde van Vlaanderen un museo dedicato al giro delle Fiandre, aperto nel 2003, adiacente alla Grote Markt, dove ci si immerge nella tipica atmosfera del giro, e dove ogni visitatore ha la possibilità di mettersi nei panni di un campione del ciclismo, tra tutti il mitico Eddy Merckx, belga, mentre affronta l'inclemenza del pavé, del fango e del maltempo. Infine riflettendo sul notevole risalto che avrà la città e il ritorno economico per le attività turistiche e commerciali, considerato che migliaia di cicloamatori giungeranno ad Oudenaarde per assistere all’evento.

(fine prima parte)

Pino Salinetti

sito del Comune: www.oudenaarde.be
sito dell’associazione gemellaggi: www.oudenaardeenzustersteden.be

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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